Il Cammino di Santiago

Da Lourdes a Santiago, 1150km per onorare la promessa fatta a papà

Il Cammino di Santiago

Santiago de Compostela, e la tomba di San Giacomo il maggiore, sita sotto l’altare maggiore della cattedrale, sono l’approdo di tanti cammini che da ogni parte d’Europa confluiscono verso questa città. Quindi più che di “Cammino di Santiago”, si può parlare di tanti cammini, che fin dal medioevo convergono verso la città del santo. La “fortuna” del pellegrinaggio a Santiago, se così si può definire, è data dal fatto che, con la caduta di Gerusalemme conquistata dal Saladino nel 1187, i pellegrinaggi verso la terra santa divennero quasi impossibili. Negli ultimi decenni il Cammino di Santiago ha visto una fioritura eccezionale e un incremento di pellegrini davvero considerevole. Per poter ottenere la certificazione del pellegrinaggio compiuto, detta Compostela, basta aver percorso 100 km. a piedi o 200 in bicicletta. Oggi è ovvio che il percorso è una convenzione. Si sono stabiliti tragitti, la cui partenza viene raggiunta con mezzi velocissimi. Fino all’epoca moderna, si partiva a piedi da casa e a casa si tornava (sempre a piedi). Quando ho fatto il primo cammino nel 1994, hanno raggiunto Santiago, a vario titolo 15.000 persone (chi con 100 km e chi anche con 1.000 e oltre.) Quest’anno si concluderà con circa 300.000 persone, un numero incredibile, che in certi mesi dell’anno, porta ad un considerevole affollamento.

Quest’anno, ho deciso di rimettermi in cammino (per la terza volta), partendo da Lourdes e arrivando a Santiago (e poi Finisterre), percorrendo parte del cammino Piemontese, il cammino d’Arles, e poi quello Aragonese, ricongiungendomi al cammino Francese poco dopo Pamplona, per un totale di circa 1.150 km. percorsi in 35 giorni di cammino, senza interruzioni. I motivi per cui mi sono rimesso in cammino, sono fondamentalmente, per compiere un pellegrinaggio, andare con devozione verso la tomba di San Giacomo, partendo da Lourdes. In questo modo ho unito idealmente due persone che hanno conosciuto e vissuto con nostro Signore. L'altro motivo era un voto da sciogliere, una promessa. Quando è mancato mio papà ho lasciato ai suoi piedi la credenziale del cammino fatto nel 2010, augurandogli Buon Cammino, con la promessa e la ferma convinzione che sarei ripartito. Credo che per vivere a fondo quest’esperienza di pellegrinaggio e di fede sia necessario tempo, tempo per immergersi nella strada e farsi assorbire dal cammino. Più che i km percorsi, conta il tempo, la quantità di giorni che si trascorrono verso Santiago (e inevitabilmente anche i km.). Non bastano tre giorni, non è un trekking, o un fine settimana in dolomiti, ci vuole tempo per calarsi in questa nuova dimensione. Bisogna camminare a lungo, non farsi distrarre, andare fino alla meta con convinzione, con semplicità (si ha solo uno zaino con poche cose) ed offrire tutto il tempo e la fatica a Dio, che ci ha donato la vita. Una delle esperienze che considero fondamentali durante il cammino è il silenzio. Camminare da soli, permette di conoscersi e di spogliarsi di tutte le cose inutili. Si potrebbe anche non incontrare nessuno, parlare con nessuno, in tutto il tragitto del cammino, ma non per questo, perderebbe tutto il suo valore. Per intere giornate sono stato completamente da solo a camminare, in particolar modo nei primi 10 giorni. Si è talmente presi dal silenzio, da poter piangere o ridere da soli, parlare con sé stessi, mettersi a nudo, senza che questo porti ad un ricovero coatto.

Per concludere, resta la domanda capitale cos’è il Cammino? Al di là della “moda” attuale, e della fortissima spinta turistico/consumistica (trekking a basso costo, competizioni sportive, un villaggio vacanze in movimento, etc.) ho visto anche tante persone sincere, che hanno colto l’occasione del Cammino per far sì che il tempo e lo spazio si dilatassero e potessero intraprendere un percorso interiore parallelo ai passi con cui calpestavano i sentieri e le strade. E’ condivisione, semplicità, annullamento delle divisioni sociali e anagrafiche, silenzio, comprendere il mistero per cui tutto esiste e tutto perisce. Per me resta sempre il viaggio più bello del mondo, per la pienezza di vita che fornisce e la nostalgia di una vita senza orpelli e cose superflue. Al prossimo, nell’anno santo del 2021.

Marino Antonelli