Io sono vivo

Ti prendo per mano e ti porto verso il tuo futuro

Io sono vivo

Nel nostro tempo, forse più che in ogni altro tempo del passato, il futuro è visto come qualcosa di minaccioso, di incognito, come una possibile fonte di dolori e di prove. Allo stesso modo forse ha pensato Maria Maddalena, quando ha cercato di trattenere Gesù apparso a lei subito dopo la resurrezione dai morti. Ella viveva nella paura di un futuro buio e freddo, senza di lui. Gesù la rassicura: “Io sono vivo, ti prendo per mano e ti porto verso il tuo domani. È questa la missione della chiesa: raccogliere gli uomini del mondo in piccole e grandi comunità che, proprio perché abitate da Dio, permettono non solo di non avere paura del domani, ma di camminare fiduciosamente, verso la sua rivelazione. Essa che avviene anche attraverso la strada dei loro affetti, del loro lavoro, dei loro sacrifici. Come cristiani celebrando la pasqua dovremmo sempre parlare della positività della vita, di un futuro di luce e di gioia che ci attende. “Solo quando il futuro è certo come realtà positiva, diventa vivibile anche il presente.” E questo significa non stancarci di educare alla speranza ovvero educare a uscire da sé, a vedere la realtà, a incontrare ciò che è bello e buono nelle cose della vita.

La sera del 24 gennaio scorso al CTM Don Giordano Goccini ci ha proposto alcune preziose riflessioni attorno al tema del futuro dei nostri oratori che andranno riprese con attenzione e per quanto riguarda il nuovo oratorio interparrocchiale in modo provocatorio ma efficace ci ricordava che esso è solo uno strumento. Bello e spazioso ed ora più funzionale ma fatto di pietre che resistono più di noi ma che comunque un giorno moriranno. Certo suona strano dirselo ora con il cantiere ancora aperto eppure è una sacrosanta verità che ci aiuta a dare il giusto valore alle cose e soprattutto a tenere fisso lo sguardo su ciò che veramente non passa. Alla vigilia dell’inizio del cantiere in qualcuno serpeggiava la paura di non riuscire a portare a termine i lavori ed ora può esserci in altri la paura del futuro, di come si gestirà la vita del nuovo oratorio. La nostra avventura umana ci riserva puntualmente la paura soprattutto di fronte alle sfide nuove ed importanti.

La speranza è una forza che ci spinge a ricominciare sempre, a costruire qualcosa che resti perché affidato nelle braccia potenti di Dio. Mentre la fede si nutre della memoria di ciò che ha visto e la carità si esprime nel presente, la speranza è tutta protesa al futuro. In questi mesi non vi nascondo che ci sono stati momenti faticosi ma nello stesso tempo non posso tacere i tanti segni di luce e di incoraggiamento che nelle nostre comunità si sono intravisti. Vivendo dall’interno la realtà della Chiesa, possiamo avere talvolta l’impressione che tutto stia finendo, che le promesse di Dio non vengano mantenute e si risolvano infine in una grande illusione. È questa una tentazione, ma anche una grande menzogna. La speranza, dono di Dio, ci permette di vedere invece tutto ciò che di positivo e di grande si costruisce nella quotidianità talvolta banale dei nostri giorni; ci fa rintracciare, seppure a fatica, il filo d’oro prezioso di cui sono intrecciati i momenti della nostra storia personale e comunitaria. Se non dimentichiamo la logica del piccolo seme posto nel campo, se non cadiamo nella presunzione di fare da soli, se non ci stanchiamo di donare gesti di perdono e di rinnovata fiducia ai fratelli.

Insomma i nostri oratori saranno vivi e nuovi se faremo spazio alla novità di Dio in ciascuno di noi.

Buona Pasqua, Don Angelo