La nostra storia

La Genesi della Chiesa Parrocchiale

l 3 settembre 1961 entrava per la prima volta in S. Giovanni Battista il nuovo parroco don Vito Ransenigo. Allora la popolazione di Rezzato era di 7.433 abitanti, dei quali circa 1.600 risiedevano nella zona meridionale del paese. Da ormai qualche tempo don Francesco Gabrieli, il quale era stato parroco di Rezzato dal 1933 fino all'arrivo di don Ransenigo, meditava di far costruire una nuova chiesa. L'idea originale non contemplava ancora la possibilità di edificare un tempio sacro a sud del Naviglio, ma individuava nella zona agricola adiacente all'attuale via Leonardo da Vinci la superficie su cui realizzare la chiesa e due nuovi oratori, uno maschile e l'altro femminile.
Con l'avvento di don Ransenigo il progetto fu accantonato. Ciò nonostante non sfuggiva al nuovo parroco l'evidente necessità di un nuovo edificio sacro per far fronte all'incremento demografico e all'urgente bisogno di assistenza religiosa richiesta dai nuclei abitativi di recente costruzione. A differenza del suo predecessore, però, don Vito si era reso conto che in quel momento l'agglomerato urbano a sud del Naviglio si accresceva più di altri quartieri e la lontananza dalla parrocchia madre non favoriva certo la frequenza alle riunioni religiose da parte degli abitanti di questa parte di territorio. Se una chiesa doveva essere costruita, essa non poteva trovare posto che in quella zona a sud di Rezzato tanto ricca di spazi edificabili quanto densamente abitata.
“Il Ponte non deve dividere, ma unire” soleva ripetere don Vito, per certi aspetti in sintonia con quella parte della comunità religiosa rezzatese che non vedeva favorevolmente un possibile frazionamento della parrocchia madre. Dopotutto suo desiderio era la costruzione di una nuova chiesa, non di una nuova parrocchia.

Fu presto costituito un comitato a cui appartenevano fra gli altri Carlo Bonometti, Antonio Guerra, Arturo Zorzini, il geometra Andrea Facchi, il sindaco Fortunato Pasquali e ovviamente il parroco stesso. Compito del comitato era quello di gestire la raccolta dei fondi e di predisporre le pratiche relative al progetto del nuovo edificio sacro che si sarebbe realizzato a sud del Naviglio. Con il passare del tempo il comitato si ingrandiva e l'interessamento dei fedeli si accresceva. In soli tre anni circa 700 famiglie sottoscrissero l'impegno di collaborazione alla realizzazione del progetto tramite offerte.

L'apertura del Concilio Vaticano II e l'elezione di un papa bresciano sul soglio pontificio spinsero don Vito ad agire in fretta. L'11 settembre 1963 papa Paolo VI benedisse la prima pietra dell'erigenda chiesa di fronte ad una folta delegazione di rezzatesi recatisi a Roma sotto la guida del sacerdote. L'inizio dei lavori avvenne due anni più tardi.

Il 21 novembre 1965 una pergamena firmata dai presenti e inserita in un apposito cilindro con alcune monete fu collocata in una buca scavata nel luogo in cui sarebbe sorto l'altare maggiore. Tramite la pergamena si offriva a Dio la promessa di innalzare un nuovo tempio in onore di S. Carlo Borromeo a ricordo del Concilio Vaticano II e si rendeva omaggio al papa bresciano Paolo VI. Guardando i volti dei fedeli in quella domenica di novembre era possibile notare quanto ottimismo si respirasse nell'aria: una delle prime chiese postconciliari stava per vedere la luce, il traguardo tanto sognato dalla neonata comunità di S. Carlo stava per essere raggiunto. Due anni di lavori furono sufficienti perché la costruzione dell'edificio fosse conclusa e il 12 novembre 1967 il vescovo mons. Morstabilini inaugurava la chiesa con una solenne cerimonia.

(Testo tratto da L. Reboldi, XXX Anniversario della consacrazione della Chiesa di San Carlo Borromeo, Rezzato, 2014).

La Nuova Comunità

Diversi sono gli aspetti che rendono interessante la genesi storica della parrocchia di S. Carlo in Rezzato, e tra questi vi è certamente il fatto che la chiesa nasca successivamente allo sviluppo del quartiere contribuendo a plasmarne e rafforzarne l'identità. Nel ventennio successivo alla sua costruzione, tuttavia, è possibile notare come essa venga ad assumere i tratti di una vera e propria chiesa natta secondo lo spirito conciliare, non solo nella moderna fisionomia architettonica, ma anche attraverso il grande ruolo che i laici avranno nei suoi primi anni di vita.
A questo proposito è bene ricordare che la chiesa appena realizzata era intesa come succursale, cioè dipendente dalla parrocchia madre, e pertanto di ridotte dimensioni, oltre che priva di strutture utilizzabili per le varie attività oratoriali.
In occasione della Pasqua 1968 don Vito mandò il curato don Italo Lombardi ad occuparsi del nuovo edificio sacro. Don Italo potrà contare anche sul prezioso contributo dei Padri del Seminario Scalabrini-Bonomelli, già attivi in parrocchia, e sulla collaborazione di don Giuseppe Corini, allora curato nella parrocchia madre.
E' in questo contesto che matura la feconda attività del gruppo giovanile spontaneo conosciuto come “Gruppo Ragazzi San Carlo”, vera spina dorsale della vita comunitaria. Il gruppo, che don Italo aveva inizialmente denominato “piccolo gruppo”, nato in occasione della visita pastorale del vescovo del 1973, si era posto come primo obiettivo l'animazione delle funzioni liturgiche e successivamente aveva continuato a crescere, allargando progressivamente il proprio interessamento ai diversi impegni pastorali e sociali nella comunità. Il GRSC era un gruppo laico composto da giovani che attraverso la realizzazione di concrete iniziative preparava giorno dopo giorno il terreno per l'avvento della futura parrocchia. Fu attraverso l'esperienza di quel gruppo che nella comunità di S. Carlo poté concretizzarsi l'opera fruttuosa dell'apostolato dei laici sancita nell'ultimo Concilio. Enza Lonati assunse il compito di coordinare, formare e animare la vita del gruppo.
Nel frattempo in due animate riunioni presso il ristorante Bel Soggiorno prendeva corpo tra gli abitanti l'idea di una parrocchia. In quel decennio si posero le basi affinché la futura parrocchia di S. Carlo potesse finalmente vedere la luce.
Agli inizi degli anni '80 il volto del quartiere era radicalmente cambiato. La zona di S. Carlo contava ora circa 3.400 abitanti. Anche attorno alla chiesa di S. Carlo vi erano stati dei significativi cambiamenti. I Padri Scalabriniani avevano cessato la loro preziosa collaborazione all'interno della comunità nel 1981, mentre nel 1982 anche don Giuseppe Corini dovette lasciare il paese alla volta di Comero.

Il 6 gennaio 1983 il Consiglio pastorale parrocchiale riunito da don Vito diede parere favorevole alla nascita della nuova parrocchia. A partire dal 30 aprile 1983 don Nino Prevosti fu incaricato di svolgere il ruolo di delegato vescovile presso la chiesa di S. Carlo in attesa della creazione della parrocchia, la quale nacque ufficialmente il 4 novembre dello stesso anno, vent'anni dopo la benedizione della prima pietra da parte di Paolo VI.
Un anno dopo, il 4 novembre 1984 in occasione dei quattrocento anni dalla morte del Santo patrono, il vescovo emerito di Crema mons. Carlo Manziana consacrava la chiesa e l'altare.

(Testo tratto da L. Reboldi, XXX Anniversario della consacrazione della Chiesa di San Carlo Borromeo, Rezzato, 2014).



Parroci della parrocchia di San Carlo Borromeo



Vicari parrocchiali della parrocchia di San Carlo Borromeo